Imprenditori consapevoli

Ottimista, Pessimista o Consapevole?

C’è molta confusione nelle persone, quando si parla di visione ottimistica o pessimistica della vita, e soprattutto delle conseguenze che questi due diversi approcci produrrebbero.

Generalmente il pessimista è quello che vede tutto nero, che non ripone molta speranza nel futuro, che è convinto che le cose quindi andranno sempre peggio. Viceversa l’ottimista è visto come colui che ha la certezza che il futuro sarà roseo o comunque migliore del passato e del presente, e che pertanto affronta la vita in maniera più positiva. Ebbene, questa distinzione così superficiale ha portato, soprattutto in questi ultimi anni di dilagante “pensiero positivo”, a pericolose distorsioni. In realtà dovremmo aggiungere a questi due approcci un ulteriore elemento, che modifica enormemente l’atteggiamento della persona e soprattutto crea effetti radicalmente diversi: questo elemento è la consapevolezza.

Potremmo così avere quattro, e non due, tipologie di approccio alla vita:

– pessimista inconsapevole

– ottimista inconsapevole

– pessimista consapevole

– ottimista consapevole

Partiamo dal pessimista inconsapevole. E’ facilmente riconoscibile perché il suo pessimismo non nasce da motivi concreti, ma da una generica e infondata certezza: che comunque le cose andranno male. Quando però gli viene chiesto il motivo non fa che parlare per luoghi comuni: i politici ladri, le nuove generazioni sfaticate, la concorrenza sleale dei cinesi etc. Ma la vera caratteristica di queste persone è che tendono ad avere un pessimismo passivo, a cui non segue nessuna azione o strategia concreta. Attendono che questo futuro cupo e nero li raggiunga e li divori, convinti che tanto non c’è nulla da fare.

Abbiamo poi, all’opposto, l’ottimista inconsapevole. E’ il frutto di un filone molto in voga ultimamente, che ritiene che basta “pensare positivo” per far andare bene le cose. Hanno recepito la parte più superficiale di questo messaggio (non sbagliato di per sé) e lo applicano così come fa il pessimista inconsapevole: ovvero attendendo che “l’universo” o qualche altra forza soprannaturale risolva per il meglio le cose per lui. Queste persone sono piuttosto pericolose, perché hanno perso ogni contato con la realtà e sebbene la loro vita vada spesso a rotoli continuano comunque ad aspettare questo meraviglioso futuro che sicuramente nella loro testa è prossimo a venire. Nei casi più gravi ci sono anche gli inetti che però sono stati convinti da qualche guru che loro possono fare tutto e possono diventare ricchissimi senza sforzo, basta che lo “vogliano” e che riescano a “visualizzarlo”. In realtà, anche se non è politically correct dirlo, queste persone vengono semplicemente ipnotizzate per renderle arriviste, accondiscendenti e consumatrici.

A queste due categorie si aggiungono, molto meno diffuse, le altre due.

Partiamo dal pessimista consapevole. Di solito è una persona molto informata ed ha fatto un proprio percorso personale che gli ha permesso di vedere le cose (e le persone) per quello che sono. Sulla base di questo è arrivato alla conclusione che il progresso in realtà è un bluff e che gran parte dell’umanità in realtà è addormentata. Questa presa di coscienza gli fa vedere il futuro in maniera pessimistica, perché è convinto che questo status quo sia funzionale e che conviene lasciare che le persone rimangano inconsapevoli per poterle in questo modo rendere più ammaestrabili. A differenza del pessimista inconsapevole si crea però una sua nicchia, o un suo micro mondo, in cui riesce a vivere comunque bene e in serenità con se stesso e con le persone che lo circondano. Ma sa che questa condizione non potrà mai essere estesa a tutta l’umanità.

Per ultimo abbiamo l’ottimista consapevole. A prima vista potrebbe apparire come un pessimista, poiché vede e denuncia tutte le storture che lo circondano. Questo suo atteggiamento spesso viene addirittura additato dagli ottimisti inconsapevoli come “disfattista”. In effetti è una persona che rompe gli schemi, che va oltre ai luoghi comuni, che si contrappone al qualunquismo. E lo fa ricercando costantemente i fatti e le prove di ciò che afferma, anche quando questo va contro l’opinione pubblica. E lo fa perché in lui c’è ancora la speranza che le persone, scoperta la verità, possano agire diversamente e prendere in mano la propria vita. Perché questa visione del mondo, sebbene lo porti a vederne le storture e ad anticiparne le conseguenze (non sempre positive), gli permette di fare comunque delle azioni che lo portano ad un futuro migliore.

In sintesi è come se in un pollaio da allevamento ci fossero 4 tipi di polli: uno che non fa altro che starsene in un angolo perché “sente” che il suo futuro sarà pessimo, uno che invece canta tutto il giorno perché è convinto che quello è un posto meraviglioso e che prima o poi verranno tutti liberati, uno che è consapevole che quello è un pollaio, fa di tutto per fuggire ma ha rinunciato a coinvolgere gli altri ignari polli, ed uno che sa che la fuga è necessaria e possibile, perché il destino di tutti coloro che rimarranno sarà quello di essere uccisi, e quindi cerca di salvare oltre che se stesso anche altri polli.

Detto questo, Gurdjieff sosteneva che la fuga dal carcere è possibile solo in piccoli gruppi. Né da soli, né tutti assieme. Per quanto mi riguarda il progetto c’è ed è già condiviso con un piccolo gruppo. Siamo pronti!

Per approfondire questo ed altri argomenti: www.accademiasovversiva.it
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Informazioni su Fabrizio Cotza

Sono un Mentore Sovversivo, ovvero affianco imprenditori, manager e professionisti nella gestione della loro attività. Ho fondato e dirigo due società di consulenza e formazione, All Winners e Formazione Sovversiva. Dal 2009 sono Presidente del MasterClub, un selezionato gruppo di aziende Sovversive. Ho scritto "Per fortuna c'è la crisi!", il "Libro SalvaVita" e “Imprenditori Sovversivi”. Contatti e maggiori informazioni: www.fabriziocotza.com f.cotza@all-winners.it

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