Cosa succede ad un imprenditore quando sia accorge che, nonostante tutti i suoi tentativi per far andare meglio le cose, in realtà tutto e tutti cospirano contro di lui?
Lo abbiamo descritto con un video: Io non voglio stare calmo!
Buon divertimento 😉
C’è molta confusione nelle persone, quando si parla di visione ottimistica o pessimistica della vita, e soprattutto delle conseguenze che questi due diversi approcci produrrebbero.
Generalmente il pessimista è quello che vede tutto nero, che non ripone molta speranza nel futuro, che è convinto che le cose quindi andranno sempre peggio. Viceversa l’ottimista è visto come colui che ha la certezza che il futuro sarà roseo o comunque migliore del passato e del presente, e che pertanto affronta la vita in maniera più positiva. Ebbene, questa distinzione così superficiale ha portato, soprattutto in questi ultimi anni di dilagante “pensiero positivo”, a pericolose distorsioni. In realtà dovremmo aggiungere a questi due approcci un ulteriore elemento, che modifica enormemente l’atteggiamento della persona e soprattutto crea effetti radicalmente diversi: questo elemento è la consapevolezza.
E’ sempre stata buona prassi aziendale pianificare, a fine anno, quello successivo. Ovvero creare una strategia marketing con budget commerciali, valutare che prodotti/servizi nuovi introdurre, rivedere l’organizzazione occorrente ed incastrare il tutto con gli obiettivi economici e finanziari dell’impresa.
Oggi però questa sana e utile attività viene vista dagli imprenditori come una sorta di previsione impossibile, fattibile solo con l’uso di un buon mazzo di Tarocchi o con l’ausilio di qualche veggente. Il futuro è così incerto che ogni attività di pianificazione diventa frustrante, a volte persino controproducente, agli occhi di chi si vede cambiare quotidianamente le carte in tavola da clienti, fornitori, banche e governi.
Ecco perché la domanda che mi viene posta sempre più frequentemente è: dove si andrà a finire? E che senso ha, di questi tempi, continuare ad investire sulla propria azienda?
E’ la parola probabilmente più sentita ed utilizzata negli ultimi 3 anni all’interno delle aziende: cambiamento.
Ce l’hanno ripetuto in tutte le salse: se non cambia l’atteggiamento degli imprenditori e dei manager nei confronti del mercato esterno e della gestione interna è molto improbabile che un’impresa possa sopravvivere alla crisi. Ma rimane il dubbio amletico: come si fa a cambiare, velocemente, abitudini acquisite in anni e frutto di esperienze ormai profondamente radicate in ciascuno di noi?
Lo abbiamo chiesto ad uno dei più grandi esperti al mondo di Intelligenza Emotiva, il Dr. Joshua Freedman.
Si preannuncia un Medioevo Digitalmente Interconnesso con attori sempre più grandi e sempre più piccoli. e non credo che la cosa dovrebbe spaventarci quanto piuttosto metterci in uno stato di eccitata preparazione.
È un mondo differente. Da 20.000 anni le civiltà e le condizioni cambiano e l’uomo si adatta. Ci adatteremo anche noi, ma magari è meglio farlo con un paio di riflessioni in più:
Scarsità di libertà come concepita finora.
La caduta della fiducia nella finanza e nel mondo degli affari ci ha portato a rivedere il nostro sistema di vita, ridefinendo anche i valori secondo una nuova mappa che ancora rimane oscura ai più. Di sicuro c’è che i governi centrali stanno già esercitando un maggiore controllo su organizzazioni creditizie e politiche, per domare un mondo tendenzialmente confuso e quindi potenzialmente pericoloso. Prepariamoci, perciò, anche sul breve termine, ad essere un po’ meno liberi di intraprendere, almeno qui da noi.