E’ sempre stata buona prassi aziendale pianificare, a fine anno, quello successivo. Ovvero creare una strategia marketing con budget commerciali, valutare che prodotti/servizi nuovi introdurre, rivedere l’organizzazione occorrente ed incastrare il tutto con gli obiettivi economici e finanziari dell’impresa.
Oggi però questa sana e utile attività viene vista dagli imprenditori come una sorta di previsione impossibile, fattibile solo con l’uso di un buon mazzo di Tarocchi o con l’ausilio di qualche veggente. Il futuro è così incerto che ogni attività di pianificazione diventa frustrante, a volte persino controproducente, agli occhi di chi si vede cambiare quotidianamente le carte in tavola da clienti, fornitori, banche e governi.
Ecco perché la domanda che mi viene posta sempre più frequentemente è: dove si andrà a finire? E che senso ha, di questi tempi, continuare ad investire sulla propria azienda?
Si preannuncia un Medioevo Digitalmente Interconnesso con attori sempre più grandi e sempre più piccoli. e non credo che la cosa dovrebbe spaventarci quanto piuttosto metterci in uno stato di eccitata preparazione.
È un mondo differente. Da 20.000 anni le civiltà e le condizioni cambiano e l’uomo si adatta. Ci adatteremo anche noi, ma magari è meglio farlo con un paio di riflessioni in più:
Scarsità di libertà come concepita finora.
La caduta della fiducia nella finanza e nel mondo degli affari ci ha portato a rivedere il nostro sistema di vita, ridefinendo anche i valori secondo una nuova mappa che ancora rimane oscura ai più. Di sicuro c’è che i governi centrali stanno già esercitando un maggiore controllo su organizzazioni creditizie e politiche, per domare un mondo tendenzialmente confuso e quindi potenzialmente pericoloso. Prepariamoci, perciò, anche sul breve termine, ad essere un po’ meno liberi di intraprendere, almeno qui da noi.
Spesso chi frequenta corsi e seminari, soprattutto di tipo motivazionale, si lamenta della scarsa durata degli effetti benefici della formazione fatta.
Per comprendere perché questo avviene dobbiamo fare una premessa che ha a che fare con la distinzione tra l’Ego e laVera Identità (il Sé) di una persona. Potremmo dire che l’Ego è la maschera che tutti noi portiamo e che cominciamo a crearci pian piano da quando nasciamo. L’Ego viene nutrito dal nostro monologo interiore, ovvero da quell’incessante serie di pensieri che abbiamo nella testa da quando ci svegliamo a quando andiamo a dormire. La qualità di questi pensieri spesso determina anche quanto il nostro Ego è predominante rispetto la nostra Vera Identità: più i pensieri assumono una forma negativa (o pessimista, o critica) più l’Ego può diventare ingombrante e pericoloso.
L’Ego è molto collegato alle emozioni che proviamo. Anche in questo caso la differenza è data dalla “qualità” delle emozioni, ovvero se tendono ad essere più positive che negative.
Per tutti coloro che gestiscono altre persone ed hanno deciso di intraprendere un personale percorso di crescita e di auto-miglioramento quello degli “Specchi Umani“, che esporremo qui di seguito, è un concetto davvero prezioso. Nel comprenderlo pienamente si avrà infatti una chiara risposta alla domanda: “Perché sono circondato in azienda da persone che si comportano in questo modo?” oppure “Come mai li trovo tutti io quelli che si rivelano essere diversi da come pensavo?“.
La mente razionale ovviamente rifiuta la spiegazione che tra poco vi verrà data, poiché non permetterà più di scaricare sugli altri ciò che invece dovremmo principalmente vedere in noi stessi. Attenti quindi se la prima reazione emotiva sarà di fastidio o di difesa. Per i più coraggiosi e per i meno razionali si rivelerà infatti uno strumento prezioso per comprendere i messaggi che la vita ci offre tutti i giorni.