In questo articolo vorrei parlarvi della Centrale dei Rischi, di che cosa è, di come funziona, perché è così importante per le aziende e di quali strumenti l’impresa può disporre per migliorarla da domani.
Ad oggi tutti gli Istituti di Credito fondano le proprie valutazioni di merito creditizio sull’analisi quantitativa del bilancio d’esercizio e su quella andamentale della Centrale dei Rischi, trascurando l’importanza dell’analisi qualitativa dell’azienda e dell’imprenditore che la rappresenta. Tale atteggiamento è stato reso ancora più stringente dall’entrata in vigore di Basilea 2 che ha aggiunto ulteriori vincoli di qualità agli impieghi degli Istituti di Credito, in termini di rischi assunti. Ciò ha provocato un ulteriore sfilacciamento del rapporto banca-impresa, andando ad aggravare ulteriormente la già pesante crisi finanziaria in atto.
Senza voler alimentare una polemica che in quanto tale è sterile, si può sicuramente affermare che ormai sia gli imprenditori, i loro collaboratori e i loro consulenti sono in grado perfettamente di dare al primo elemento di analisi (bilanci), nel limite del possibile, un miglior “appeal”. Non posso dire lo stesso sul secondo elemento di valutazione, ossia la Centrale dei Rischi.
Ma che cos’è la Centrale dei Rischi? Quali sono le sue finalità? Come funziona? Che cosa contiene?
In questo articolo vi parleremo di che cosa è il “circolante” e soprattutto della corretta gestione delle grandezze che lo compongono come chiave di successo di una azienda.
Da sempre si è trascurata la parte finanziaria di un business perché ritenuta noiosa e poco importante e spesso un semplice corollario alle altre dinamiche dell’azienda. Gli imprenditori e con loro anche gli “amministrativi” hanno prediletto occuparsi in modo più approfondito del miglioramento tecnico del prodotto/servizio, dell’organizzazione della struttura commerciale, del potenziamento delle infrastrutture alla ricerca di una maggiore efficienza ed delle politiche fiscali al fine di ottenere il maggior vantaggio in termini di riduzione delle tasse. Tutto ciò va bene in periodi di andamento dei mercati in forte crescita ed espansione, quando l’accesso al denaro non costituisce un problema insormontabile. Quando arriva il momento in cui i mercati sono in stagnazione o, come ora, in forte recessione, chi ha fatto in passato attività di oculata gestione finanziaria può avere ancora delle chance per il futuro. Chi invece non è stato così attento arranca e spesso, se non corre ai ripari in fretta, finisce come coloro che hanno sperperato all’insegna dei motti “tanto quel cliente ha sempre pagato”, “tanto chiederò un finanziamento in banca”, “tanto ce l’abbiamo sempre fatta”. Prima di ridursi a dire queste frasi è meglio capire di cosa stiamo parlando più nel dettaglio: che cosa è il CCN (capitale circolante netto)?
Dobbiamo distinguere due tipi di investitori professionali:
– gli investitori informali
– gli investitori istituzionali
Entrambi hanno una caratteristica in comune :
sono dei soci solo esclusivamente temporanei, in quanto dopo 3/5/7 anni rivenderanno le proprie quote al fine di ottenere una plus-valenza. Perché questo è il loro core business.
Gli investitori informali, sono i cosiddetti BUSINESS ANGELS.
Nel mettere controllo su tutti i numeri della tua azienda dovresti attenerti alla più banale -quanto trascurata- delle verità: il fine di ogni attività consiste nell’ottenere entrate superiori alle uscite. Questo comporta che ogni spesa dovrebbe essere fatta rispondendo prima a questa domanda: che tipo di entrata genererà?
Investo per fare il capannone nuovo. Bene. Quanto incasserò in più grazie al capannone nuovo? Assumo una nuova persona. Quanto mi dovrà rendere in più questa persona per coprire i costi del suo inserimento? Cambio il gestionale. Quanto mi farà produrre in più il gestionale nuovo?
Se le risposte a queste domande sono vaghe abbiamo un problema: stiamo sperperando la ricchezza della nostra azienda. Inizia quindi a cambiare il tuo punto di vista, considerando i soldi che spendi come un investimento che deve portare ad un risultato chiaro: maggior entrate per l’azienda.
La nostra attenzione però non dovrebbe essere rivolta solo alle uscite, bensì anche alle entrate.
Ci si concentra quasi totalmente sul “produrre” o sul “vendere” dimenticando che il fine di queste attività sta negli incassi. E così si scopre che in azienda nessuno è incaricato di recuperare i crediti, oppure chi è incaricato non lo sa fare. Questa superficiale gestione delle entrate porta spesso l’imprenditore a diventare schiavo dei fidi bancari, sperperando così ulteriore ricchezza. Ma l’affidarsi in modo “pigro” alle banche, così come la scarsa attenzione al recupero crediti o agli acquisti fatti, sono solo alcuni dei modi in cui si possono erodere gli utili.